Racconto per “Narrating the crisis”

Un racconto scritto per questa foto, all'interno di un'iniziativa molto bella:
Domenica 27 marzo l'inaugurazione della mostra di testi e foto a
CASA DEL QUARTIERE
Via del Pigneto, 22 (Ex Serono) – Roma
Apertura della mostra dalla mattina, con letture dal vivo a partire dalle 17.30.

Questo è il mio racconto:

"SICUREZZA SUL LAVORO. LA PRETENDE CHI SI VUOLE BENE"

Lavoro per vivere.
Non sempre.
A volte mi sembra di vivere per lavorare perché non ho tempo per nient’altro.
Rincorro il lavoro nelle stagioni come numeri frenetici su un calendario, numeri da cancellare con una croce per dire che li ho superati: come ostacoli.
Giorni che spariscono distinti solo da quello che ho tenuto in mano: pomodori, ombrelli, accendini, secchi della calce, souvenir, mandarini, picconi, ventagli, cavi elettrici, sottovesti di seta, altri pomodori, badili.
Mi voglio bene, per forza. Vivo e quindi sono qui, corro dietro ai miei giorni, le mie mani stringono sempre qualcosa che si trasforma in carta di soldi, a parte il corpo delle donne con cui faccio l’amore – la cosa più bella, il premio fugace che mi aiuta a entrare con una spallata in ogni nuovo giorno. Da ragazzo scrivevo poesie, anche se poi ho studiato giurisprudenza.

Quindi se mi voglio bene pretendo la sicurezza sul lavoro, dice la pubblicità.
Certamente.

Nel mio ufficio a quattro finestre del palazzo a 16 piani, se noto che la presa elettrica si sta staccando dal muro, andrò a pretendere dall’Ufficio Manutenzione che mandino il tecnico elettricista per lo smontaggio e il rimontaggio, chiaro. E dato che ci sono, non mancherò di far presente che forse l’angolo della luce sul mio tavolo non è perfettamente aderente alla legge 106. Cioè, lo farei presente, se avessi un ufficio a quattro finestre nel palazzo a 16 piani.
Ma il palazzo lo sto ancora costruendo, e temo che non sarà una delle mie future sedi di lavoro.
E credo che il Pantera (non so come si chiama) che dirige il cantiere non abbia letto la circolare del 10 febbraio 2011 relativa a: “Procedure per la fornitura di calcestruzzo in cantiere” perché “Il dirigente/preposto o il lavoratore incaricato dell’impresa esecutrice deve vietare il passaggio al di sotto della canala” onde evitare “Lesioni corneo-congiuntivali dovute a getti e schizzi di boiacca” ma non ha vietato niente e Amin sta urlando di dolore, per terra. E il Pantera non sembra volerla chiamare, l’ambulanza.